Camminavano lenti e piangevano
gettando la loro semente.
Ritornano con passo gioioso
portando i loro covoni (Salmo 125)
(Cammina e piange
chi getta il seme.
Porta i covoni
ed esultando riede)
Migra in Egitto ignaro Giacobbe,
popolo nasce e giogo conobbe;
libero torna dal “Fuoco” guidato,
deserto cammino, luogo sognato.
Solima diruta, tempio vastato
flagelli e vincoli, Assiro adirato;
sorge poi Ciro da Dio suscitato,
ritorno lieto paese trovato.
Nato Messia da Erode cercato,
da Madre e Giuseppe, fuggendo, salvato;
lieto ritorno al nido sereno
vi cresce e opera Gesù Nazareno.
I dodici in “Sinodo” Gesù conduceva,
lieta novella e prodigi spandeva.
Erano stanchi al tramonto del sole,
trovavano pace attorno al Signore.
Pensando alla croce, a Solima sale,
piange e la guarda immersa nel male;
l’erta del Golgota sale gemendo,
il Padre invoca, perdona morendo.
L’ultimo tratto di arcano cammino
giunge al sepolcro nell’orto vicino;
all’occhio del tristo tutto s’è fermo,
pare ch’han vinto il buio e l’inferno.
A Emmaus tristi i due in cammino,
ignoto risorto si fa lor vicino.
“Così è scritto: l’ucciso rivive”,
il cuore arde, l’animo vive.
“Arresta il cammino”, gli dicono poi,
“il sole tramonta, resta con noi”.
Preghiera e lode, pane spezzato,
gioiosi videro, Gesù suscitato.
Si muta in corsa il triste cammino,
annunziano lieti l’incontro divino.
Lo videro tutti, la pace lor diede,
il “Soffio” emise, benevolo e lieve.
“Andate nel mondo, in Me rimanete
Se affranti e scorati, il passo cedete.
Me in cibo vi ho dato nel pane e nel vino,
Mia Chiesa, sei pronta, per nuovo cammino”.
Presbitero Santi Di Gangi