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VI Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano - Verbale

2024-02-23 11:12

Sinodo diocesano

Verbali Assemblee,

VI Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano - Verbale

21 ottobre 2023

VI Assemblea Plenaria del Sinodo Diocesano

21 ottobre 2023


 Verbale

 

Previa convocazione, inviata in data 13 ottobre 2023 a firma di S. Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù, Presidente del Sinodo, sabato 21 ottobre 2023, alle ore 10,00, nell’Aula Sinodale presso la Chiesa della SS. Annunziata in Cefalù, si sono radunati i membri del Sinodo Diocesano.


Assenti: sac. Paolo Cassaniti (4); sac. Krzysztof Kruk (11); mons. Paolo Iovino (25); can. Salvatore Panzarella (28); mons. Sebastiano Scelsi (29); sac. Francesco Sapuppo (43); dott. Pier Calogero D’Anna (54); prof.ssa Giuliana Longo (60); sig. Giovanni Provinzano (61); sig. Marco Lo Iacono (75); prof.ssa Gandolfina Macaluso (76); prof. Mario Macaluso (77); prof.ssa Valeria Russo (79); sig. Ignazio Cascio (99); sig.ra Maria De Pasquale (101); sig.ra Serena Tripi (114).

e i signori: diac. Santo La Placa (20); dott. Salvatore Grisanti (118) che non hanno ancora fatto la Professione di fede e prestato giuramento.

 

Alle ore 10,05 l’Assemblea viene aperta con il canto del Veni Creator Spiritus, seguito dalla proclamazione del Vangelo secondo Luca (12,8-12), a cui segue l’intronizzazione del libro dei Santi Vangeli.

Alle ore 10,10 S. Ecc. Mons. Giuseppe Marciante prende la parola proponendo ai Sinodali la sua meditazione sul Vangelo proclamato.

Si allega testo della meditazione.

Alle ore 10,35 S. Ecc. Mons. Vescovo introduce la preghiera dell’Adsumus, seguito da tutti i presenti.

 

Alle ore 10,38 prende la parola il Segretario Generale presentando il programma dei lavori assembleari. Passa quindi la parola, alle ore 10.42, al Relatore del Laboratorio Sinodale sulla Iniziazione Cristiana Sac. Francesco Lo Bianco.

Si allega testo dell’intervento.

 

Alle ore 11,20 prede la parola il can. Giuseppe Licciardi, Segretario Generale del Sinodo, per introdurre il dibattito spiegandone le modalità.


 Seguono gli interventi, in ordine di prenotazione.


Dott. Salvatore D’Anna:

Quale valore cristiano può avere per una Iniziazione Cristiana richiede per necessità in adulti (padrini).

 

Sac. Domenico Sausa:

Importante di attenzionare la dinamica della comunicazione. In Gesù emerge lo sforzo continuo nell’escogitare metodi per comunicare il Vangelo. Dall’“ascoltate”, al racconto delle parabole, fino a dare spettacolo del suo amore sul legno della Croce. Siamo chiamati a “comunicare” la fede. Nella “comunicazione” non basta avere un messaggio da trasmettere, occorre anche trovare lo strumento per “farsi ascoltare”, per “accendere” la ricezione del destinatario.

I nostri catechisti necessitano non solo di formazione teologica-spiritale, ma anche, forse anzitutto, di formazione pedagogica, relazionale. Questa va curata, perché si realizzi una comunicazione semplice, vera e bella.

 

Prof.ssa Maria Antonietta Spinosa:

Esigenze di riscoprirsi e crescere da cristiani come Comunità

Rischio di perdere opportunità di annunciare in modo efficace

1. esigenze di distinguere ambiti e uffici di competenze volti a:

- pastorale per la catechesi (che non è un corso scolastico)

- pastorale per l’insegnamento della religione cattolica (che non è solo per i credenti o cattolici) e deve corrispondere alle “finalità delle scuole”

- pastorale per la cultura

Solo così si potrà sperare di raggiungere la gente, differenziando l’attenzione ai destinatari.

2. Altra considerazione circa l’opportunità di risignificare la figura dei padrini e delle madrine che sono precisamente la soglia di passaggio e/o apertura tra la famiglia (che spesso non c’è) e la Comunità: perché essa sia credibile.

 

Sig.na Chiara Castello:

Favorire un accompagnamento personale del giovane. Strutturare la formazione come esperienza in cui ogni giovane dà il suo contributo e può esporre i suoi dubbi, può superare la solitudine del sentirsi credente in un mondo che non lo è più. Non solo nozionistico. Considerare anche la varietà delle persone che richiedono la cresima. Valorizzare l’educazione all’affettività secondo ciò che la Chiesa propone. Altrimenti solo il mondo dirà la sua e parlerà anche a nome della Chiesa senza sapere ciò che realmente dice.

Propongo di sospendere i padrini e le madrine.

 

Sac. Pietro Piraino:

Abbiamo vissuto la fase formativa del Sinodo che poi ha portato dell’analisi e alla riflessione sui bisogni, per poter, ora, offrire contributi concreti e proposte. Eppure ho l’impressione che l’analisi che ci ripresentiamo non corrisponda alla realtà e ai bisogni del nostro territorio, nel nostro tempo.

Si insiste sulla catechesi di iniziazione che deve avvenire nelle famiglie, eppure, quotidianamente, tocchiamo con mano la fragilità di quasi tutte le realtà familiari che compongono le nostre Comunità. Si fatica davvero a intervenire nella cura delle famiglie per evitarne il fallimento. E contemporaneamente si assiste a una massiccia richiesta di sacramenti solo per i bambini, che le famiglie di oggi, fatte di sposi, di conviventi, di separati, di nuove realtà familiari, continuano ad affidare alle Comunità Parrocchiali a cui è – da loro – demandato tutto l’approccio al “mondo religioso”, che spesso non coincide con quella che deve essere l’iniziazione alla fede nel Dio di Gesù Cristo.

Le nostre Comunità rispondono con il servizio di catechisti non sempre pronti, sia per formazione teologia, sia per vita spirituale-ecclesiale, sia per accoglienza umana e intenzionalità educativa. Né questi nostri laici di buona volontà sono facilitati nella formazione, se ci ostiniamo a mantenere le proposte formative, come la scuola di teologia, in giorno feriale in ora pomeridiana, comoda per pensionati, escludendo perciò giovani-adulti e lavoratori.

Si è parlato approfonditamente di primo annuncio. E ne sono contento.

Sottolineo però che esso non può e non deve essere considerato un primo contatto contenutistico con la proposta di fede.

Il primo annuncio deve essere il primo incontro reale con la Parola di Dio, con la Buona Notizia di Cristo, che accende in chi lo riceve la scintilla della fede, dell’incontro. Il riferimento esemplare che mi viene in mente è quello dell’Eunuco della regina Candace che incontra Filippo diacono in Atti 8,26-40.

Concretamente, perché a proposte concrete qui dobbiamo giungere, non deve mancare a questo nostro Sinodo l’attenzione alla proposta di fede, che è testimonianza di vita.

Essa deve avvenire nel contesto della Comunità Parrocchiale, in cui le famiglie che la compongono si sentono parte, accolte, cercate, nella gioia di manifestare relazioni vere e avviare percorsi e cammini condivisi.

Sono proprio i percorsi e le relazioni lo “strumento” da curare per l’annuncio e la vita di fede. Vita che diviene poi celebrazione, non imprigionata in una briglia rituale fatta di liturgie perfette ridondanti di parole poetiche e lontane, ma celebrazione di un vissuto, in cui il rito è festa di incontro di store e percorsi che confluiscono nell’incontro comune e sacramentale con Cristo.

A questo si aggiunga una continua e capillare azione missionaria (intendo proprio esperienze missionarie che tocchino tutti i contesti e tutte le categorie di persone che vivono nelle nostre città), in cui le Parrocchie siano protagoniste, per diventare punto di riferimento e di accoglienza, supportate dai Servizi Pastorali Diocesani che – smettendo di essere organizzatori di eventi e di animazione – forniscono formazione e strumenti a chi opera sul territorio.

 

Dott. Giuseppe Salvaggio:

Buongiorno a ognuno. Grazia a don Francesco per la bella riflessione che ci ha donato e proprio da essa mi sono stati donati diversi interrogativi, vorrei condividerne 5 dopo una breve premessa.

Il processo sinodale che stiamo vivendo abbiamo più volte ascoltato che non si deve uniformare, ma occorre valorizzare le differenze come ricchezza per le nostre comunità. In questa ottica di condivisione ogni esperienza deve essere valorizzata e condivisa, non possono esistere di serie A e di serie B.

La comunità deve accompagnare i diversi cammini, che solo se vissuti bene possono diventare dono e bellezza.

Nell’intervento di don Francesco si parlava di un primo annuncio ai bambini fino ai 6 anni. L’Azione Cattolica ad oggi è una delle poche realtà che pensa a questi percorsi e riceve l’imprimatur dall’Ufficio Catechistico Nazionale, come per i ragazzi dai 6 ai 14 . e pensa anche ai cammini per le altre età della vita, giovanissimi, giovani e adulti.

Nelle nostre parrocchie come valorizziamo le realtà presenti?

Siamo consapevoli delle ricchezze che vi abitano?

Riusciamo integrare i vari cammini presenti nell’ottica di unica comunità educante?

Per questioni di tempo non avendo ascoltato l’intera relazione, l’Azione Cattolica, indicata dai nostri Vescovi come cammino di Iniziazione Cristiana, è inserita nella proposta?

La Catechesi è pensata come “Catechesi con/per i ragazzi” partendo da loro che già da piccoli sono discepoli missionari, che già dal primo annuncio vivono la parte mistagogica del Battesimo, sono quindi protagonisti, ma anche già testimoni dell’essere Chiesa.

 

Dott. Valerio Di Vico:

Testo non pervenuto. 

 

Can. Giuseppe Licciardi:

Vorrei sollecitare l’intervento del diacono Gabriel perché possa riportare l’esperienza della diocesi di Obala, in cui i padrini hanno un ruolo incisivo e forte nel cammino di coloro che ricevono i sacramenti.

 

Diac. Gabriel Ewodo Evina Messomo:

In merito al ministero dei catechisti e dei padrini e madrine nel cammino dell’iniziazione cristiana, sento l’esigenza di condividere l’esperienza della mia Chiesa di origine, la diocesi di Obala, che potrebbe servire come proposta o quantomeno come spunto per la riflessione del Sinodo in questo nostro contesto ecclesiale certamente diverso.

Credo che due punti essenziali potrebbero interessarci:

1- I catechisti come “ponte” tra la comunità parrocchiale e le famiglie: nelle parrocchie della Chiesa di Obala, esiste una relazione circolare importante tra il parrocco, i catechisti e le famiglie; sono questi tre soggetti che assumono la responsabilità della catechesi, dando però ai catechisti in particolare il ruolo di vigilanza e di accompagnamento nella formazione cristiana delle famiglie e nella preparazione ai sacramenti; questo ruolo è preso sul serio e riconosciuto da tutti.

2- I padrini e madrine, non legati solamente alla celebrazione del Battesimo o della Cresima, ma al cammino intero dell’iniziazione cristiana: qui possiamo considerare due esperienze concrete attuate nella Chiesa di Obala, la prima è quella dei padrini e madrine del battesimo, che in realtà sono gli unici padrini e madrine cui il battezzato è affidato per tutta la vita o meglio per tutto il suo cammino cristiano; si intende che essi sono legati a tutto il cammino dell'iniziazione cristiana piuttosto che soltanto alla celebrazione del battesimo; per questa ragione, non si trova un’altra figura del padrino e madrina come per esempio quella dei padrini e madrine di Cresima. Invece, ed ecco la seconda esperienza, per la celebrazione della Cresima, la comunità cristiana tramite il parroco individua due persone di buona fama (maschio e femmina oppure una coppia), come padrino e madrina del gruppo dei cresimandi in una specifica celebrazione del sacramento.

 

Fr. Aurelio Biundo ofm capp.:

Dalle indicazioni che ci vengono dal Magistero passiamo nella incarnazione della realtà dove viviamo. Lo stile dell’accoglienza deve essere primordiale. È il primo approccio. Tanti dei nostri ministeriali avvengono con persone conviventi, divorziati, sposati solo civilmente eppure ascoltano, vivono, partecipano alle celebrazioni domenicali, festive, patronali…

Sono presenti… ma nessuno può giudicare!

Chiedono la benedizione della casa. Affermo che non è un rito magico ma sacro e benedetto dal Signore. Mi chiedo quale apertura e impegno pastorale per non escludere queste pecorelle… sempre del Signore.

È importante il ruolo del padrino e madrina.

Deve essere ravvivata questa figura con incontri di catechesi.


Sac. Calogero Cerami:

“Disorganizzare gli impianti consolidati”.

Favorire il modello catecumenale che prevede il coinvolgimento dell’intera Comunità Cristiana e non solo della singola famiglia o dei singoli genitori. Non si può scindere la catechesi ai ragazzi dalla catechesi ai genitori e ai futuri padrini, scelti non in seno ai parenti, ma in seno alla Comunità.

Ricevere il primo annuncio nelle case per abbracciare le diverse generazioni.

Non bisogna privilegiare un senso privatistico della fede e della celebrazione dei Sacramenti.


 

Sac. Franco Mogavero:

Attenzionare i separati, i divorziati, i conviventi anche nel contesto della catechesi di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi. Siamo in un’epoca post-familiare.

Sulla figura dei padrini e delle madrine non se ne discute il valore, ma le condizioni che ne garantiscono e permettono di esercitarlo sono un freno nella scelta.

Attenzione alla privatizzazione di tutti i sacramenti. Stanno per diventare eventi dove ognuno vuole essere creativo e originale a tutti i costi.

Per la catechesi partiamo dal Vangelo ai bambini.
 

Dott. Angelo Conti:

La mia proposta è utilizzare strumenti differenziati rispetto alle diverse “categorie” di destinatari: bambini, giovani, adulti, famiglie ecc…

In sostanza un percorso di catechesi differenziato per mezzo di strumenti differenti tenendo conto dei bisogni e delle peculiarità di ciascuna “categoria”.
 

Sac. Francesco Richiusa:

Fare in modo che la catechesi prepari alla vita cristiana attraverso i sacramenti

Far percepire il valore della scelta all’inizio del percorso

Importanza del discernimento per la scelta dei catechisti e necessità della formazione

Giungere a elaborare dei programmi diocesani per la catechesi differenziati per età.
 

Prof. Salvatore Sireci:

Dal “preoccuparsi” all’“occuparsi”.

Testimonianza di Comunità ecclesiali capaci di prossimità.

Iniziazione Cristiana processo in fieri, in continuo divenire in cui ogni soggetto coinvolto sperimenta i linguaggi e propone esperienze che conducano a scoprire/riscoprire la propria identità di uomini e donne di fede utilizzando gli strumenti proposti dal Magistero.

Proporre momenti di confronto, per esempio sugli itinerari catecumenali di preparazione alla vita matrimoniale.

Creare occasione di incontro e confronto con i giovani e attivare percorsi di dialogo tra le generazioni.

Riscoprirci tutti “uomini e donne della memoria”.
 

Comunicare e testimoniare il Vangelo è la missione fondamentale della Chiesa: di questo dobbiamo “occuparci” nella specificità dei singoli ministeri e carismi. Spesso, anche nelle attività pastorali, siamo più “preoccupati” per tante cose (l’organizzazione, la partecipazione, la ricaduta…): dobbiamo passare dal preoccuparci all’occuparci! Dobbiamo testimoniare il nostro essere comunità cristiane capaci di prossimità, rendendoci noi stessi “prossimi” a chiunque incontriamo, a ogni uomo o donna che ci ritroviamo accanto nel cammino di fede e di vita. La prossimità verso l’altro è una necessità!

Nel percorso sempre in fieri dell’iniziazione cristiana ogni soggetto coinvolto dovrebbe sperimentare linguaggi e proporre esperienze che conducano a scoprire/riscoprire la propria identità di uomini e donne di fede, col ricorso agli strumenti suggeriti dal magistero, dall’esperienza pastorale e dalla creatività dello Spirito.

Una particolare attenzione va rivolta all’età della fanciullezza e dell’infanzia, puntando sul coinvolgimento delle famiglie, curando sempre più il ruolo dei genitori nella proposta educativa di fede, proponendo momenti di riflessione, di preghiera e di festa, esperienze concrete di famiglie coinvolte nella narrazione della fede. Questo compito va svolto con la consapevolezza che il mondo “cambia”, mettendosi in ascolto della cultura del nostro mondo, ascoltando le attese più intime dei più piccoli, dei giovani e delle loro famiglie, prendendo sul serio desideri e ricerche, cercando di capire che cosa fa ardere i loro cuori e cosa invece suscita in loro paura e diffidenza. Bisogna rivedere “come” annunciare e testimoniare il vangelo oggi in e con la famiglia, prendendo sul serio la sfida del cambiamento, che caratterizza la società in cui viviamo. Bisogna partire con il riscoprire quella “ministerialità familiare”, che ci ricorda come ministro dell’educazione sociale e religiosa sia proprio la famiglia, luogo privilegiato dell’esperienza dell’amore, nonché dell’esperienza e della trasmissione della fede. Si può cominciare col proporre all’interno delle parrocchie, dei vicariati momenti di formazione e confronto sugli “Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale”, strumento preparato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita.

Dobbiamo farci promotori di una “catechesi per la vita cristiana” capace di portare a compimento quel processo di “iniziazione cristiana” che ha nel battesimo il suo momento fondamentale e che si compie con la celebrazione della confermazione e dell’eucarestia, tracciando il cammino che i nostri ragazzi seguiranno poi con maggiore consapevolezza e responsabilità. In questo cammino sarà fondamentale riscoprirci tutti “uomini e donne delle memoria”, promuovendo occasioni di confronto tra e con i giovani, nell’ottica di un dialogo intergenerazionale per alimentare entusiasmo, far germogliare sogni, suscitare profezie, far fiorire speranza. È nell’esperienza di uomini e donne di generazioni diverse che lo scambio di sconoscenze, esperienze e competenze porta al bene comune.

 

P. Alessandro Palladino csj:

Passare dalle preoccupazioni alle occupazioni, seguendo quattro punti fondamentali:

1. Trovare una comunità che mi accoglie dove trovare affetto ascolto

2. L’oratorio è casa comune dove il primo annuncio si fa testimonianza ed esperienza. In ogni parrocchia ci deve essere l’oratorio.

3. Rivedere i nostri linguaggi- che devono affascinare. Riprendere i social ed utilizzare gli strumenti per nuove forme di comunicazione

4. Cammini con le famiglie in modo integrato nell’ambito della comunità tutta.

 

Sac. Giuseppe Murè:

In riferimento all’intervento della prof.ssa Spinosa propongo di coinvolgere l’Oratorio e movimenti e le associazioni nell’esperienze di annuncio.
 

Sono pervenuti inoltre i seguenti contributi scritti, non presentati oralmente in plenaria:
 

Mons. Francesco Casamento:

La Chiesa è unica realtà educante, come si esprimeva il Presidente Diocesano dell’Azione Cattolica.

È o dovrebbe: si tiene conto della realtà della Fede cristiana che è sempre in divenire.

“Finché non si giunge tutti all’unità della fede… alla statura della pienezza di Crista” Efesini.

Tutti. È un appello all’unità, ma soprattutto alla fede, incarnata, vissuta, in una Chiesa che si fa casa: catechesi e oratorio, importante che la Chiesa/Parrocchia sia casa dove ragazzi, giovani e famiglie non debbano chiedere il permesso di entrare.

 

Prof. Calogero Guzzetta:

La chiesa vicino alla famiglia, soprattutto alle coppie giovanili:

Organizzare: corsi di formazione cristiana per sviluppare e far crescere la fede

corsi di preparazione ai genitori prima di affidare i bambini a scuola, a partire dalla scuola primaria.

Non solo la famiglia, anche di giovani che sono il futuro e la nostra speranza. Cercare i giovani nei posti dove si radunano, conversare con loro e pian piano far sì che si avvicinino in Parrocchia. Si evidenziano assenze giovanili nelle parrocchie.

Questo è uno dei miei pensieri.
 

Prof.ssa Adriana Iovino:

Ho apprezzato molto la relazione di don Francesco Lo Bianco sull’Iniziazione Cristiana.

Riflettendo su questo tema, così centrale e vitale per la Chiesa e per ogni credente, in considerazione che la società è in continuo cambiamento e registra una trasformazione culturale che incide fortemente sulla mentalità e sui costumi, come ben di evince dal “Documento Sinodale” elaborato da fra’ Salvatore Vacca, è inevitabile chiedersi cosa la comunità cristiana deve fare per essere convincente e coinvolgente, per far sì che il modo di pensare e di vivere dei credenti sia in sintonia con la fede “professata”.

La logica del “si è fatto sempre così” risulta inadeguata e non dà più frutti. Per questo, sarebbe opportuno rivedere l’impianto della catechesi, non solo sul piano metodologico o linguistico.

La fede non può essere intesa come “teoria” o “dottrina” (spesso scissa dal vissuto), ma uno stile di vita che cambia il modo di essere, di esserci e di porsi. La fede, essendo un cammino di crescita spirituale, deve poter far rivivere l’annuncio del Vangelo nel nostro tempo e mettere al centro Gesù. Un cammino che, in quest’ottica, non può essere finalizzato solo alla ricezione dei sacramenti né essere limitato a un periodo circoscritto della vita; piuttosto va concepito come un percorso di formazione continua alla vita cristiana, lungo tutto l’arco dell’esistenza. Secondo questa prospettiva, il tempo della catechesi non può coincidere con quello dell’obbligo scolastico, scelta che potrebbe anche aiutare l’automatismo nell’amministrazione dei sacramenti, attualmente associata a una data età dei ragazzi o alla classe frequentata, in favore di una richiesta che nasce da un bisogno intrinseco del credente e di una valutazione, frutto di una matura consapevolezza.

L’iniziazione alla fede, inoltre, non può essere rivolta solo ai piccoli, ma anche agli adulti e alle famiglie. Una tale impostazione chiama in causa, non soltanto i catechisti, ma ogni fedele che deve sentire la responsabilità, pur nella differenza dei carismi e dei ruoli, dell’appartenenza alla comunità cristiana, per riscoprire insieme la spinta innovatrice del Vangelo, praticare l’ascolto, la preghiera comune e la testimonianza, vie privilegiate e presupposti imprescindibili della missione di evangelizzazione.

In questa direzione, un’occasione preziosa può essere rappresentata dal cammino Sinodale, da vivere non come un adempimento o da spettatori, ma come un’opportunità di rinnovamento della Chiesa e della fede personale.

 

Sig. Franco Pollicino:

Partendo dal presupposto che la famiglia deve essere il luogo preposto per la prima catechesi cristiana, e dove si deve con l’esempio continuare perennemente la catechesi, già dagli incontri prematrimoniali si cominci a dire il ruolo dei genitori nella futura famiglia, e quando chiederanno il battesimo venga proposto un cammino di fede perenne per loro ed i loro figli. Un cammino che non sia mirato solo al ricevimento dei Sacramenti.

Potrebbe essere effettuato in parrocchia anche un paio di volte al mese, direttamente dal parroco, accogliendo insieme ai ragazzi i loro genitori.

La famiglia, se non lo è già, venga accolta dalla comunità parrocchiale e coinvolta nelle dinamiche proprie della Parrocchia.

Per i ragazzi sarebbe utile che ogni parrocchia abbia una forma di oratorio per impegnare i ragazzi anche in attività ludiche.

Il ruolo dei catechisti è molto importante, si deve cercare di farlo fare a persone preparate e che siano costantemente aggiornate. Soprattutto che evangelizzino con la loro vita e il loro esempio.

Anche il ruolo dei padrini deve essere chiarito agli stessi, magari con un piccolo opuscolo che chiarisca i vincoli e il ruolo che hanno, e i limiti che impone la chiesa per essere tali.

 

Dott. Claudio Valenziano:

Richiesta di più tempo per la dinamica della formazione. In dettaglio ed in particolare la formazione delle famiglie sulla iniziazione alla vita cristiana e dei vari Sacramenti della Chiesa che riguardano il Battesimo, la prima Comunione, la Cresima etc…

Infine bisogna educare le persone a tenere unita la famiglia così i giovani capiscono il senso della famiglia e di quei valori che essa esprime. Non bisogna dimenticare l’inserimento delle persone e della famiglia nella realtà che ci circonda.

 

Alle ore 12,10 prende la parola il Relatore Sac. Francesco Lo Bianco

Alle ore 12,15 interviene il Relatore Generale fr. Salvatore Vacca ofm capp. sottolineando che gli interventi dei Sinodali sono molto meno incisivi di quanto espresso nella fase di preparazione. Sull’analisi e sui bisogni, con il documento sinodale da lui curato, la Diocesi si è espressa, per cui invece di continuare a ritornare ai bisogni e all’analisi è necessario avere il coraggio di proposte.

 

Alle ore 12, 28 Mons. Vescovo, a partire dagli interventi, offre la sintesi dei lavori, suggerendo una riflessione concreta sul ruolo dei padrini come rappresentanti scelti nelle Comunità.

 

A conclusione dell’intervento, il Segretario Generale can. Giuseppe Licciardi ha dato le indicazioni per le successive adunanze consegnano il calendario delle prossime Assemblee.

Mons. Vescovo ha quindi guidato la preghiera in suffragio della madre del sac. Krzysztof Kruk, appena scomparsa e ha impartito ai presenti la benedizione, sciogliendo così la VI Assemblea.

 

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