Dai circoli minori, tenuti il 20 maggio scorso, sull’Unità Pastorale Sinodale sono emersi alcuni orientamenti molto chiari sulla metodologia sinodale e sulla promozione di uno stile sinodale; inoltre, sono state indicate alcune proposte circa la formulazione del territorio in ordine alla costituzione geografica delle possibili Unità Pastorali Sinodali. Queste vanno pure individuate e declinate nella loro identità missionaria.
Le Unità Pastorali Sinodali devono essere costituite, tenendo vivamente presente il primato dell’evangelizzazione e le pressanti esigenze e attese del Popolo di Dio, incarnano una Chiesa e una presenza di parroci in uscita missionaria.
Il ritorno alla Parola di Dio e la riscoperta della Bibbia, sentiti come urgenze prioritarie, segnano l’inizio di una nuova evangelizzazione. La Parola Dio riunisce la Comunità e forma i gruppi ecclesiali. Viene proposta per il Vicariato l’inaugurazione dell’anno pastorale con una settimana biblica1.
Si ripartire dalla Parola di Dio per viverla, testimoniarla e celebrarla e per incarnare una pastorale integrata, giammai esclusiva.
Non abbiamo più i grandi numeri, moltissimi sono ormai estranei alla vita parrocchiale. “Ci preoccupiamo, però, dei numeri, degli eventi mastodontici, con paramenti antichi e i ragazzi ridono di noi”. Bisogna ripartire dalla Parola2.
Penso a percorsi e azioni di pastorale integrata all’interno di una stessa parrocchia e tra le parrocchie della stessa UPS. La proposta è quella di promuovere la condivisione e forme di collaborazione in rete nel senso che ogni parrocchia potrebbe portare avanti la propria azione curando alcuni gruppi, sulla base delle ministerialità e dei carismi in essa presenti, piuttosto che cercare di farsi “la guerra dei poveri” … ricorrendo anche al principio di sussidiaretà: una parrocchia riuscirà meglio di un’altra nella gestione, ad esempio, dell’oratorio quindi non è necessario che tutte quelle che insistono nello stesso Comune lo abbiano; le altre potrebbero occuparsi di altri gruppi. Ciascuna parrocchia potrebbe, per così dire, “specializzarsi” secondo la propria vocazione3.
I parroci, quali promotori di comunione e condivisione, sono chiamati a rivelare una Chiesa che cammina fra la gente ed è presente nei luoghi abitati e frequentati dagli anziani e dagli ammalati, dai giovani e dagli operai4.
Riguardo ai presbiteri, si è trovato eccellente il modello del presbitero in continua “mutazione identitaria” per uscire da sé, per stare presso la gente, presso le case; sarebbero alquanto necessari dei percorsi formativi più vicini alla realtà di tutti i giorni. È essenziale essere più presenti “in mezzo alla gente”, capire e vivere la società di oggi, uscire dalle chiese per stare accanto all’altro, suscitando interesse e coinvolgendo tutti ad una attiva partecipazione alla vita ecclesiale5.
La programmazione, la condivisione e la formazione costituiscono importanti momenti nella costituzione delle Unità Pastorali sinodali. Queste devono promuovere progetti pastorali condivisi che non riguardino solo il cammino di formazione e di catechesi; la loro costituzione non deve toccare solo la vicinanza geografica, ma anche la condivisione delle idee e dei progetti comunitari che oltrepassano i confini territoriali.
Nel rispetto delle entità culturali e antropologiche locali e della geografia delle Comunità possono essere individuati progetti comunitari trasversali e non legati alla posizione geografica delle comunità locali.
Tra le proposte emerge l’esigenza di formare scuole teologiche di base e scuole di vita cristiana, fondate sulla testimonianza evangelica.
Una formazione efficace passa attraverso un’esperienza nutrita di testimonianze; infatti, in seno alle UPS, oltre alla programmazione e alla sperimentazione sinodale di percorsi formativi, si potrebbe pensare alla formazione seria e integrale di un piccolo gruppo di laici in materia di UPS (seminari, conferenze, viaggi e esperienza di almeno un mese nei luoghi in cui le UPS sono concrete), affinché loro stessi possano condividere la loro testimonianza con i loro compaesani – la testimonianza “dei pari” è un metodo che si può attuare in ogni percorso formativo, tanto in quelli in seno alle UPS quanto in quelli in ambito vocazionale. Per quanto riguarda invece la promozione e la crescita integrale umana, si è parlato della valorizzazione di ogni presbitero e di ogni operatore pastorale, nello sforzo di uscire da pregiudizi, ghetti e favoritismi. Si auspica anche che, durante gli incontri e i laboratori per gli operatori pastorali, si abbia un insegnamento pratico e non solo teorico. I percorsi formativi, insomma, possono essere vari, ma tutti devono tener conto delle situazioni territoriali e fare sempre riferimento alla Parola di Dio6.
Infine, sono emerse dalle letture degli interventi molte altre tematiche, il cui contenuto sarà oggetto di discussione nelle prossime sessioni sinodali quando si affronteranno apertis verbis e in modo più articolato l’iniziazione cristiana e la fede popolare. Sono emerse le seguenti tematiche: la famiglia e il suo contesto in una società post-familiare, le vocazioni al ministero ordinato e alla vita religiosa, gli ultimi, i giovani, i gruppi ecclesiali, le parrocchie, la formazione e la catechesi catecumenale, la trasmissione della fede, i percorsi di accompagnamento alla maturità affettiva per gli adolescenti e i giovani, il servizio libero e il volontariato, il dialogo con le istituzioni, la preghiera comunitaria.
La metodologia sinodale
Partendo da un sano spirito di critica construens, al fine di incarnare uno stile veramente sinodale, aperto all’ascolto di tutti e pronto a valorizzare il contributo di ognuno, in modo unanime e immediato i sinodali hanno indicato di seguire un modus operandi che preveda in prima istanza un confronto frontale in assemblea plenaria, subito dopo l’intervento dei relatori; successivamente possono riunirsi i circoli minori per un confronto più libero e fraterno. Si manifesta l’esigenza di avere tempi più lunghi per l’elaborazione dell’instrumentum laboris; si suggerisce di inviare, qualche tempo prima del confronto nei circoli minori, tramite e-mail, la scheda ai sinodali, altresì, vengono richiesti una maggiore semplificazione e riduzione delle domande e l’anonimato per sentirsi maggiormente liberi di esercitare la parresia7; infine si chiede che le relazioni, durante le assemblee sinodali, siano meno teoriche e più concrete8.
È necessario che si abbia più tempo. Se si accogliesse questa istanza, avremmo già un eloquente segno di una Chiesa sinodale e non più piramidale. Inoltre, è bene che la relazione venga consegnata prima dell’assemblea sinodale9.
Occorre rivedere i tempi per dare più spazio al dibattito nei circoli. Il Sinodo presuppone l’ascolto di tutti i partecipanti e tempi congrui per consentire la riflessione su tematiche così complesse e delicate. Si aggiunge che un altro aspetto da attenzionare è la puntualità10.
Il tempo è molto breve, dal momento che le tematiche hanno particolare importanza per il futuro della nostra Diocesi, in tre quarti d’ora non si può pervenire ad una conclusione. La scheda può essere compilata anche a casa: il Sinodo è soprattutto il luogo privilegiato dell’incontro e del confronto con gli altri e, grazie ad esso si può giungere ad una maturazione delle proprie idee. La compilazione della scheda può essere fatta dopo che si è avuto un confronto con i sinodali. Molti chiedono che venga rispettato l’orario11. “Sembra che ci sia fretta... sembriamo con l’acqua alla gola”12.
Lo stile e il modello sinodale
Ecclesiologia di comunione, la corresponsabilità e la condivisione, il dialogo, il modello di Chiesa ispirato all’immagine del poliedrico e della piramide rovesciata, il consenso ecclesiale sono stati i concetti ricorrenti nella discussione dei circoli minori.
Il lavoro ecclesiale è un lavoro di squadra, un lavorare insieme13. È necessario nei percorsi formativi un approccio più comunitario14 e generare cammini condivisi15.
Si ravvisa l’urgenza di una conversione pastorale che abbandoni scelte e comportamenti che “escludono”, a partire da una pastorale familiare inclusiva che sappia accompagnare e sostenere le situazioni di fragilità e sofferenza16.
È stato anche ribadito che il consenso è essenziale nell’azione sinodale, perché dove c’è lo Spirito Santo c’è il consenso17.
È emerso un concetto plurale di parrocchia: la parrocchia è casa in mezzo alle case18; la parrocchia indica un abitare vicino: “i lontani”, non lo sono realmente se abitano vicino “casa mia”, saranno lontani dalla chiesa parrocchiale, ma non dalla mia vita; la parrocchia riflette un essere e un vivere da stranieri; la parrocchia come “stranierità” trasforma le comunità parrocchiali in centri missionari. Ogni modello di parrocchia ha le sue ricadute pastorali e missionarie19.
L’Eucarestia deve essere punto centrale delle comunità. Occorre sostituire la parola potere alla parola servizio. I parroci devono coinvolgere tutti. Oltre al ruolo dei presbiteri occorre sottolineare quello dei diaconi. Creare comunione tra le diverse realtà della comunità20.
Il primato dell’evangelizzazione
Nei circoli minori la riflessione sulla cifra missionaria in seno alle comunità parrocchiali ha suscitato un grande interesse21. Bisogna puntare alla nuova evangelizzazione che, con nuovi metodi e iniziative, passa dalla comunione ad intra ad una condivisione ad extra. Nelle comunità parrocchiali si sente l’urgenza di annunziare il Vangelo agli uomini di oggi per ridare bellezza alla loro vita22.
Si sogna una Chiesa che sia in uscita e in dialogo; una Chiesa viva che possa avvicinarsi a chi sta lontano e nella quale si possa lavorare in comunità. Una Chiesa vicina alla gente, ai bisogni e ai problemi di ciascuno in tutti i modi possibili dal momento che la pandemia ha lasciato un diffuso malessere, solitudine… Bisognerebbe trovare nuove strade, nuovi modi di fare andando oltre alla consuetudine, ci si potrebbe avvicinare alle famiglie magari attraverso un lavoro in rete. Uscire dalle chiese ed entrare nei bar, nelle sale gioco, fare qualcosa di pratico23.
Penso ad una Chiesa in uscita aperta al territorio, una Chiesa che accolga, una Chiesa inclusiva libera da schemi che spesso ingabbiano, una Chiesa che sia “luogo” da vivere, da abitare non di passaggio in cui sostare per un tempo breve, limitato o per una particolare situazione. Occorre ritagliare, al suo interno, spazi e tempi flessibili in cui condividere, esprimersi, essere ascoltati, stare bene. Pensare ad attività per coinvolgere e rendere protagonisti genitori e figli24.
La missionarietà implica anche uno sguardo “esterno”, posto sui non cristiani. Possono essere individuate e proposte “figure” ministeriali della “gentilezza”, attente alla relazione con chi che non incrocerà mai le vie delle chiese “nostre”, cioè con persone che credono altrimenti o che non credono. Bisogna promuovere gesti concreti e relazioni costruttive con essi, per lasciarsi interpellare25.
Si avverte la necessità dell’apertura e della vicinanza a tutti. È l’apertura “universale” della nostra Chiesa diocesana. Apertura significa, per esempio, mettere a disposizione dei fedeli e della comunità, locali e spazi parrocchiali dove si possono svolgere attività di vario genere e ci si possa incontrare per stare insieme e condividere. Significa anche mettere in pratica l’esempio delle prime comunità cristiane che pregano insieme, mettono tutto in comune, pensano e agiscono insieme; per questo, devono esserci gruppi di preghiera, piccole riunioni (per giovani, adulti, sposati, separati) che si possono svolgere insieme per far capire che non ci sono etichette nella chiesa e ognuno può portare il proprio contributo; questo diventerebbe un bel modello per le scelte sinodali26.
Verso la costituzione delle Unità Pastorali Sinodali
Le Unità Pastorali Sinodali possono efficacemente trovare la loro attuazione lasciandosi ispirare dall’immagine della Chiesa poliedrico e piramide rovesciata. Nella visione ecclesiologica il poliedro disinnesca il pericolo della monocromia ministeriale e pastorale, offre una visione più ampia della complessità del corpo ecclesiale che, per sua natura, non può principiare e dispiegarsi a partire soltanto dal ministro ordinato o da alcune istanze laicali. Questo modello ecclesiologico deve ispira la meta che vogliamo raggiungere e, fin dall’inizio, il processo sinodale27. Così l’immagine della piramide rovesciata indica che tutti siamo servi gli uni degli altri e che si è ministri di Dio, nella misura siamo capaci di occupare l’ultimo posto.
Nella costituzione delle Unità Pastorali Sinodali è necessario tenere in considerazione non solo l’aspetto logistico-territoriale, ma, soprattutto, quello antropologico28. È quindi necessaria la conoscenza della cultura locale e delle tradizioni, tenendo presente i cambiamenti della società29. Non bisogna mortificare le parrocchie nella creazione di una Unità Parrocchiale Sinodale30.
Ogni territorio ha una propria storia, antiche formazioni, luoghi di culto e di devozione popolare, rapporti tra famiglie, la viabilità; aspetti, questi, che lo caratterizzano e ne definiscono l’identità31.
È necessario rispettare le identità proprie per risaltare i carismi e non appiattire le comunità parrocchiali […]. La moltiplicazione delle parrocchie, nel passato, è frutto di esigenze del clero e non [ha obbedito] a progetti ecclesiali e pastorali: questo ha portato alla frantumazione delle comunità, vedi Cefalù, Gangi, Castelbuono, Petralia Sottana, Alia. È necessario innanzitutto riportare alla riscoperta dell’identificazione con il paese/comune: va riscoperta l’unica identità, ed essa è data necessariamente dai confini comunali, lì dove nello stesso comune vi è la presenza di più Parrocchie32.
Inoltre, è necessario in merito ai percorsi formativi individuati per le Unità Pastorali Sinodali che siano attuati con gradualità nel rispetto dei tempi di assimilazione di ogni comunità e non ex abrupto. Bisogna investire molto sulla formazione degli operatori pastorali33.
L’Unità Pastorale Sinodale, nel suo percorso e nel suo attuarsi, dovrebbe avvalersi del seguente cammino: nella programmazione deve rispondere alle esigenze del territorio e delle comunità di appartenenza e dare risposte puntuali ed efficaci alle persone34, deve obbedire alle direttive e alle indicazioni diocesane per camminare insieme alle altre Unità Pastorali Sinodali, infine deve garantire una formazione unitaria e condivisa. I luoghi di incontro devono essere decentrati per permettere di raggiungere tutti35.
Le persone coinvolte nel progetto delle Unità Pastorali Sinodali devono essere formate e informate continuamente36. Le Unità Pastorali Sinodali promuovono e favoriscono la collaborazione tra le parrocchie in servizi specifici37, quali ad esempio la celebrazione dei sacramenti38:
Si può pensare a celebrazioni comunitarie interparrocchiali o all’avvicendamento dei parroci in determinati momenti dell’anno liturgico per promuovere e favorire il cammino unitario dei presbiteri e la circolarità nella programmazione integrata nell’ottica della condivisione39.
Sono d’accordo alla concelebrazione in occasione delle feste patronali all’interno di un vicariato anche come segno di testimonianza per i fedeli. Si è preti di una Chiesa locale e quindi a servizio di una comunità, è da evitare l’idea di appartenenza a una determinata parrocchia. Propongo di riprendere l’esperienza delle liturgie penitenziali presiedute dal Vescovo nelle varie parrocchie con la presenza di altri sacerdoti che provvedono alle confessioni dei fedeli nei tempi forti dell’anno liturgico quali occasioni per riscoprire il sacramento della riconciliazione40.
Si possono anche creare gruppi con rappresentanti delle diverse parrocchie che studino le realtà del luogo per individuare soluzioni e avviare attività di collaborazione con altri centri missionari già attivi nel territorio, sia diocesano che regionale41.
Bisogna suscitare ed alimentare il senso di appartenenza innanzitutto alla propria comunità parrocchiale e, di conseguenza, all’Unità Pastorale Sinodale42.
Si condivide la costituzione delle Unità Pastorali Sinodali. Si fa però notare che non tutte possono andare bene per ogni comunità parrocchiale a motivo delle loro situazioni sociali e delle loro capacità aggregative differenti, nonché delle loro esigenze diverse. I percorsi condivisi dalle Unità Pastorali Sinodali devono essere scelti in seno agli organismi di partecipazione di ogni singola comunità parrocchiale43.
Si richiede un’attenzione particolare nell’individuazione di Unità Pastorali Sinodali quando si intende favorire e promuovere una fraternità presbiterale come testimonianza edificante di fede e di condivisione44. C’è chi sostiene che bisogna ripartire da una formazione comune e dalle fraternità presbiterali. È necessario mantenere le parrocchie per ogni Comune, ma bisogna creare collaborazioni pastorali45.
1 Verbale Circolo Minore “valle del Torto”, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
2 Ibidem.
3 Alte Madonie fondazione Lab. della Speranza, Verbale n. 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
4 Alte Madonie fondazione Lab. della Speranza, Verbale n. 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
5 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
6 Ibidem.
7 Circolo Minore, Tirreno aula Uet 2, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
8 Ibidem.
9 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
10 Alte Madonie fondazione Lab. della Speranza, Verbale n. 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
11 Verbale Circolo Minore “valle del Torto”, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
12 Ibidem.
13 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
14 Alte Madonie fondazione Lab. della Speranza, Verbale n. 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
15 Ibidem.
16 Circolo Minore, Tirreno aula Uet 2, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
17 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
18 Circolo Minore, Tirreno aula Uet 2, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
19 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
20 Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale n° 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023
21 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
22 Ibidem.
23 Alte Madonie fondazione Lab. della Speranza, Verbale n. 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
24 Ibidem.
25 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
26 Ibidem.
27 Ibidem; Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale n° 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
28 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro, Verbale n° 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
29 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
30 Ibidem.
31 Alte Madonie fondazione Lab. della Speranza, Verbale n. 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
32 Verbale Circolo Minore “valle del Torto”, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
33 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro, Verbale n° 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
34 Verbale Circolo Minore “valle del Torto”, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
35 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro, Verbale n° 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023; Settore Tirreno – Circolo Minore Blu, Verbale n° 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
36 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
37 Ibidem.
38 Ibidem.
39 Alte Madonie fondazione Lab. della Speranza, Verbale n. 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
40 Ibidem..
41 Sintesi dei lavori nel Circolo minore del Settore tirreno (Aula UET 2), Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
42 Settore Alte Madonie – Circolo Minore Verde Chiaro, Verbale n° 1, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
43 Ibidem.
44 Circolo Minore, Tirreno aula Uet 2, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.
45 Verbale Circolo Minore “valle del Torto”, Assemblea Sinodale del 20 maggio 2023.